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AGUSTA A.129 MANGUSTA
Versione italiana | 17.07.2022
Nato da un progetto sviluppato dall'Esercito Italiano e dall'Agusta, l'A.129 è stato elicottero da combattimento controcarro europeo. Con questo articolo Riccardo Niccoli ce ne descrive la storia e le caratteristiche principali, mostrandoci, con alcune bellissime immagini, i particolari di questo elicottero italiano.

Un A.129 ripreso in hovering (volo stazionario) a pochi centimetri dal suolo.
Negli anni Settanta, sulla base di studi nazionali, I'Esercito Italiano (primo in Europa) identificava la necessità di dotarsi di un elicottero da combattimento controcarro, adatto al teatro operativo italiano. Allo stesso tempo veniva stabilito un collegamento con la società Agusta per lo studio di un progetto comune. Inizialmente venne presa in considerazione la possibilità di utilizzare come base per lo sviluppo la sezione dinamica (motori, rotori e trasmissione) del modello A.109, ridisegnando la parte anteriore del velivolo.
Tuttavia, le specifiche individuate dall'Esercito, che identificavano le caratteristiche che doveva avere la nuova macchina, erano molto severe e potevano essere soddisfatte solo da un nuovo progetto. Nel 1978 prendeva così vita il programma che avrebbe portato alla realizzazione dell'A.129 Mangusta, il primo elicottero da combattimento europeo. Il 15 settembre 1983 effettuava il primo volo ufficiale da Cascina Costa il primo prototipo, matricola militare 590 (il primo vero volo era comunque avvenuto il giorno 11). Nel 1985 aveva luogo la prima valutazione militare ufficiale e nel 1986 si aveva la prima campagna di tiri con il sistema Hughes M65, che veniva però abbandonato l'anno seguente, perché non all'altezza delle aspettative.
A SINISTRA: Una vista parziale del pannello strumenti principale del pilota. Per motivi di segretezza non è stato possibile fotografare altro degli abitacoli!
A DESTRA: Questa immagine frontale mostra l'angolo di apertura dei portelli abitacolo, la posizione dei carichi esterni e i sensori di tiro sul muso girati all'indietro, nella normale posizione di protezione al suolo.
A DESTRA: Questa immagine frontale mostra l'angolo di apertura dei portelli abitacolo, la posizione dei carichi esterni e i sensori di tiro sul muso girati all'indietro, nella normale posizione di protezione al suolo.
Due viste dell'armamento tipico dei Mangusta italiani: lanciatori per missili TOW ai piloni esterni e lanciarazzi a sette razzi da 70 mm sui piloni interni. Notare i complessi cablaggi e la struttura di supporto dei lanciatori alla semiala.
Un pilota esegue i controlli pre-volo al rotore principale. È visibile in questa foto la complessa struttura degli snodi del rotore e gli attacchi delle pale.
Profilo del lato destro del muso dell'A.129, che mette in evidenza la posizione di antenne, sonde e scritte di servizio.
Primo piano del muso e del sistema HeliTOW in posizione di riposo.
A destra: Primo piano per la gamba di forza e la ruota del robusto carrello principale.
A sinistra: La fiancata destra della fusoliera, con in evidenza l'antenna radio a traliccio e la posizione di codice e coccarda di nazionalità.
A sinistra: La fiancata destra della fusoliera, con in evidenza l'antenna radio a traliccio e la posizione di codice e coccarda di nazionalità.
A sinistra: La coda di questo A.129, matricola militare MM81407, mostra le insegne del 48° Gruppo Squadroni "Pavone" del 7° Reggimento "Vega" di base a Rimini
A destra: Primo piano sulla coda di un Mangusta, con il rotore anticoppia, lo stabilizzatore e il ruotino di coda.
A destra: Primo piano sulla coda di un Mangusta, con il rotore anticoppia, lo stabilizzatore e il ruotino di coda.
Dopo aver introdotto il nuovo sistema acquisizione sparo SAAB/ESCO HeliTOW, il velivolo iniziò ad essere consegnato all'Esercito, con i primi esemplari di serie che giunsero a Viterbo, sede dell'allora Centro Aviazione Leggera dell'Esercito (CALE) il 6 ottobre 1990.
L'Esercito ha ordinato un totale di 60 esemplari dellA.129. I primi 45, tutti consegnati, sono in servizio con il 48° Gruppo Squadroni "Pavone" di Rimini, il 49° Gruppo Squadroni “Capricorno" di Casarsa e il 30° Gruppo Squadroni "Pegaso" di Lamezia, mentre un certo numero di macchine sono trattenute presso il Centro di Viterbo per compiti addestrativi. Le 15 macchine del secondo lotto verranno consegnate con alcuni aggiornamenti, atti a renderle idonee anche al ruolo "scout": nuovo rotore a cinque pale, nuova trasmissione, peso massimo maggiorato, cannoncino da 20 mm sotto il muso, capacità di lanciare missili aria-aria Stinger e altre modifiche minori, Con l'arrivo di queste macchine, l'Esercito potrà ritirare dal servizio gli A.109EOA, attualmente impiegati nel ruolo di ricognizione e appoggio per gli A.129. Dalla sua introduzione in servizio, il Mangusta è stato via via migliorato e messo a punto, grazie anche alle importanti esperienze operative maturate nelle due operazioni ONU in Somalia.
Più recentemente, i Mangusta sono stati impiegati anche nel teatro balcanico, dopo la fine della guerra del Kosovo, e alcuni esemplari sono ancora schierati nell'area in appoggio al contingente italiano là dislocato. Gli A.129 sono offerti sul mercato internazionale con una notevole varietà di carichi bellici, ma quelli in servizio con l'Esercito Italiano dispongono di missili controcarro TOW 2A (sino a otto ai piloni esterni), pod con mitragliatici da 7,62 mm o mitragliere da 12,7 mm o da 20 mm (ai piloni interni) e razziere dotate di 7 o 19 razzi da 70 mm, agganciabili a tutti e quattro i piloni.
I Mangusta italiani hanno un equipaggio di due uomini, cannoniere davanti e pilota dietro, dispongono di due motori Rolls-Royce Gem 1004 con una potenza massima di 825 shp ciascuno, che permettono una velocità massima di 250 km/h al peso totale di 3.950 kg. L'autonomia massima è di 3 ore e 5 minuti. La colorazione è per tutti uguale, ed è costituita da un verde-marrone khaki che copre tutte le superfici.
Un Mangusta del 49° Gruppo Squadroni ripreso al parcheggio sulla base di Casarsa. In evidenza la sezione di coda e la posizione dei motori. In ambiente operativo, i terminali di scarico ricevono dei soppressori di calore per evitare l'identificazione da parte dei sensori all'infrarosso.
Un equipaggio del 49° Gruppo Squadroni ripreso prima di un volo addestrativo. Da notare la combinazione di volo e la forma particolare del casco del pilota.
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