Mezzi Militari > Carri armati
Il soggetto di questo servizio è il semovente da 75/18 e le fotografie, di cui il servizio è corredato, sono riferite ai due esemplari di semovente M40 da 75/18 che sono custoditi nella sede del 132° Reggimento Artiglieria Semovente della Brigata Corazzata "ARIETE", il Reggimento che per primo impiegò in combattimento tale tipo di mezzi nel corso delle operazioni in Africa Settentrionale.
Semovente M40 da 75/18. Costituisce il monumento a ricordo dei caduti che il reggimento ha avuto nel corso della sua storia.
OBICE SEMOVENTE DA 75/18
Versione Italiana | 20.05.2022
GENERALITA'
Il semovente da 75/18 può essere considerato, in assoluto, il miglior mezzo corazzato italiano che abbia avuto un impiego operativo durante la Seconda Guerra Mondiale. Questo mezzo, caratterizzato da una sagoma bassa e da un potente armamento, ebbe infatti una vita operativa lunga ed intensa. Venne impiegato, dal 1942 in poi, in tutte le zone di operazione dell'Africa Settentrionale e successivamente prese parte, anche se in modo sporadico, alle operazioni sul fronte italiano. Al termine del conflitto equipaggiò, inoltre, alcuni Reparti corazzati dell'Esercito Italiano.
LA TECNICA
Il mezzo era un pezzo di artiglieria semovente, costituito da uno scafo realizzato da piastre corazzate di vario spessore, rigidamente fissate, privo di torretta ma dotato di casamatta, nella quale trovava alloggiamento l'armamento principale. Lo scafo, che derivava inizialmente da quello del carro armato M13/40, seguì i successivi sviluppi tecnici di questo mezzo. Di conseguenza vennero utilizzati, anche per il semovente, gli scafi dei modelli di carro M 14/41 ed M 15/42; tali realizzazioni costituirono altrettante versioni dello stesso semovente. Gli organi meccanici erano identici a quelli dei carri di cui vennero utilizzati gli scafi. L'armamento principale, alloggiato in casamatta, era costituito da un obice mod. 35, da 75 mm, con una bocca da fuoco lunga 18 calibri.
Tale pezzo era derivato dall'omologo obice campale ruotato, mediante una modifica agli organi elastici, tesa a ridurne la lunghezza per motivi di ingombro all'interno della camera di combattimento. La bocca da fuoco era caratterizzata da un freno di bocca a "tulipano" che, oltre ad assorbire una parte dell'energia di rinculo, consentiva una maggiore precisione nel tiro ed un leggero incremento della gittata. Il munizionamento impiegato era costituito da un "cartoccio-granata" che prevedeva la seguente tipologia di granate: da 75/13 mod. 32, perforanti ed E.P. (a carica cava). La riservetta di bordo, interna alla camera di combattimento, prevedeva alloggiamenti da 44 o da 50 colpi, a seconda delle varie versioni.
La squadra di servizio/equipaggio era composta da tre persone: capocarro, marconista-tiratore e pilota. L'armamento secondario prevedeva originariamente un mitragliatore Breda da 6,5 mm, sostituito a partire dal 1942 con una mitragliatrice Breda 38 da 8 mm. Tutti i mezzi erano equipaggiati con una stazione radio RF 1CA (dotata di laringofono) e con un sistema di interfono per le comunicazioni tra i membri interni.
LO SVILUPPO

venne sviluppato dagli Organi Tecnici dell'Ispettorato Tecnico d'Artiglieria secondo una specifica dello SME, ed approntato dalla ditta Ansaldo di Genova in tempi ridottissimi.

Uno dei 4 carrelli che costituivano il treno di rotolamento. Qui è messa in evidenza la sospensione a balestra.
Il progetto, infatti, venne presentato nel dicembre del 1940 e già nel febbraio del 1941 un primo esemplare poté sostenere le prove a fuoco presso l'area di Cornigliano. A metà del 1941 vennero consegnati i primi esemplari, circa 60 unità, con i quali fu possibile equipaggiare i reggimenti di artiglieria delle divisioni corazzate esistenti. I brillanti risultati ottenuti in combattimento costituirono lo spunto per intensificare la produzione del mezzo sino a maturare la decisione (unica nel suo genere) di privilegiare la linea dei semoventi a quella dei carri armati. Vennero prodotte tre principali versioni del semovente, denominate M40, M41 ed M42, ciascuna contraddistinta dall'adozione di un nuovo scafo, come conseguenza dello sviluppo tecnico seguito dal modello del carro armato M13/40. Venne studiata anche la possibilità di installare la bocca da fuoco da 75/34, ma la cronica mancanza di masse oscillanti di tale tipo non ne permise la realizzazione in un numero sufficiente di esemplari.
Ciascuna delle versioni risultò contraddistinta dalla realizzazione di un certo numero di carri-comando. Questi, che erano simili alla versione semovente, risultavano privi del pezzo, sostituito da una coppia di mitragliatrici (nella versione M40) o da una mitragliatrice da 13,2 mm (nelle altre versioni), e migliorati nelle dotazioni radio. Tali mezzi avevano il compito di dirigere il tiro dei pezzi della batteria.
A sinistra: Rullo di rinvio e testa del cilindro, che consentiva la regolazione della tensione del cingolo.
A destra: Particolare della piastra corazzata frontale
A destra: Particolare della piastra corazzata frontale
A sinistra: Visione d'insieme del semovente M40, che permette di evidenziare la sagoma compatta, la singolare scudatura del cannone ed il treno di rotolamento.
A destra: Particolare della piastra corazzata frontale, con lo sportelo che consentiva al pilota di vedere all’esterno.
A destra: Particolare della piastra corazzata frontale, con lo sportelo che consentiva al pilota di vedere all’esterno.
Particolare del faro anteriore sinistro. I fari anteriori erano posti lungo la fiancata della casamatta per consentire una migliore visione al pilota.
A destra: Marmitta e tubo di scarico del motore, posizionati sul parafango di destra.
A Sinistra: Visione laterale nella quale si può notare il distintivo di identificazione adottata dalla Il btr. del V gr. del 132° Rgt. a. della D. Cor. "ARIETE".
In alto a sinistra : Un ingrandimento della ruota motrice destra che evidenzia, in rilievo, il nome della ditta Ansaldo.
A Sinistra: Visione laterale nella quale si può notare il distintivo di identificazione adottata dalla Il btr. del V gr. del 132° Rgt. a. della D. Cor. "ARIETE".
In alto a sinistra : Un ingrandimento della ruota motrice destra che evidenzia, in rilievo, il nome della ditta Ansaldo.
Cassetta porta-attrezzi posizionata sul parafango di destra, con particolare di una delle viti di bloccaggio del portello di del motore.
Una vista posteriore con particolare delle luci di posizione e di traino.
Questa inquadratura evidenzia molto bene lo scudo sterico della bocca da fuoco, che assicurava una protezione a qualsiasi elevazione.
L'IMPIEGO
Il semovente, inquadrato nel 132° Reggimento Artiglieria della Divisione Corazzata "Ariete", venne impiegato in combattimento, per la prima volta, durante la controffensiva che l'Asse sviluppò in Nord Africa nel gennaio 1942. Le azioni di appoggio e di accompagnamento proprie dell'artiglieria, vennero ben presto sostituite da azioni di tiro diretto, che mettevano in risalto le ottime caratteristiche della bocca da fuoco da 75/18. Tale occasione costituì una spiacevole sorpresa per il nemico, in quanto la potenza del colpo singolo e la ridotta massa rendevano il semovente un avversario estremamente pericoloso, in grado di imporsi con successo a qualsiasi mezzo in dotazione alle forze britanniche.
I brillanti risultati conseguiti nell'impegnare a breve distanza i mezzi corazzati avversari, determinarono un uso sempre più diffuso di questo semovente, non come pezzo di artiglieria convenzionale, ma come un vero e proprio sistema controcarro, integrabile con le unità carri o addirittura capace di sostituirsi al carro armato stesso. In base a tali considerazioni, a metà del 1942 cominciarono ad essere costituite delle unità miste (2 cp. carri M ed una btr. Di semoventi). In seguito, avendo le Autorità Militari responsabili della produzione industriale invertito, nell'ambito della produzione stessa, la proporzione tra carri armati e semoventi, fu possibile costituire delle unità al livello di battaglione, composte da 2 btr. semoventi ed 1cp. carri M.
Durante l'intero sviluppo delle operazioni in Africa Settentrionale, il semovente venne impiegato con successo. Dopo la conclusione delle attività in tale Teatro, alcuni esemplari del semovente parteciparono alla difesa della Sicilia e, successivamente, alla difesa della Capitale. Dopo le vicende del settembre 1943, alcuni mezzi vennero usati in combattimento dai tedeschi. Al termine della guerra, gli esemplari rimasti equipaggiarono le unità di artiglieria corazzata dell'Esercito Italiano, sino all'introduzione in servizio dei materiali statunitensi e britannici.
In primo piano il tappo del serbatoio carburante mentre, sotto il telone, si intravedono i fermi l'attrezzatura.
A sinistra: È possibile notare il grosso dente il cui scopo era quello di liberare dal fango l'interno della ruota motrice.
A destra: Particolare della bocca da fuoco che mette in evidenza il caratteristico freno di bocca a "tulipano".
A destra: Particolare della bocca da fuoco che mette in evidenza il caratteristico freno di bocca a "tulipano".
TABELLA COMPARATIVA DELLE CARATTERISTICHE
CONCLUSIONI
Con l'introduzione in servizio del semovente da 75/18 e dei suoi derivati, venne conseguita una innovazione tecnologica di primissimo piano, che poneva l'Artiglieria Italiana all'avanguardia sia nel campo tecnico che in quello concettuale. Infatti essa, non solo disponeva di un obice semovente in grado di erogare un supporto di fuoco potente, aderente ed idoneo alle esigenze delle moderne forze corazzate, ma, con lo sviluppo del carro-comando, era anche in grado di effettuare la condotta diretta del tiro dei pezzi (al livello della batteria ed al livello del gruppo) durante l'azione, dando luogo alla migliore forma possibile di cooperazione tra Arma Base ed Artiglieria. In conclusione quindi, questo semovente, oltre a costituire un successo concettuale da parte italiana nell'ambito delle teorie d'impiego dell'artiglieria, con- sentì alle Divisioni Italiane impiegate in Africa, di poter disporre di un mezzo corazzato efficace, potente, ed in grado di rappresentare una seria minaccia per qualsiasi mezzo avversario.
L'insieme della bullonatura con la quale erano fissate le piastre corazzate.
La cassetta porta-attrezzi, la marmitta e il portello di accesso al vano motore.
Inquadratura frontale dello scafo, che pone in evidenza i portelli di accesso agli organi del cambio e le maglie del cingolo.
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